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Fortino Lato Est
Italia 2011
14’
di Ilaria Ciavattini
Produzione | Ram Film, Ilaria Ciavattini
Sinossi
Lei ogni giorno prende un caffè, va a messa, prende un altro caffè, mangia un arancino al parco, si fa una nuotata in piscina, sotterra nel Fortino i corpi che gli da il Boss, mangia un altro arancino al parco, scava una nuova fossa al Fortino, si fa l’ennesimo caffè. Finché non arriva una telefonata da Lui. La sera si incontrano: "Sefeifi befellafa" le dice Lui a Lei. Nel bagagliaio della macchina di Lei, intanto, un cadavere attende la sua sepoltura.
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Cast e Crew
Lei Maria Milasi
Lui Americo Melchionda
Il Boss Corrado Deri
Il prete Amedeo Carlo Capitanelli
I picciotti Davide Camboni, Krzysztof Plucinski
Il meccanico Fausto Seccante
Il cane Nala
Regia Ilaria Ciavattini
Sceneggiatura Ilaria Ciavattini, Emanuele Milasi
Fotografia Francesco Collinelli
Aiuto Regia Pietro Ciavattini
Montaggio Riccardo Fasano
Organizzazione Giulia Da Col
Scenografia Luca Genesio, Silverio De Santis
Missaggio Audio Oliver D’Adda
Operatore Luca Ferrato
Fonico di presa diretta Lorenzo Grippo
Assistente alla regia Matteo Balzaretti
Macchinista Riccardo Fasano
Attrezzista Germano Centorbi
Segretaria di edizione Elisa Perino
Trucco-make up Emily D’adda
Sartoria Tatiana Grasso
Catering Elisa Gabrielli, Rosita Rossi
Fotografo di scena Stefano Peloso
Progetto grafico Carolina Grosa
Musiche Marco Ragno, Fihn Razel, Fjelds
Premi
5th European Short Pitch Menzione speciale alla sceneggiatura (2011, Europe)
Selezione Ufficiale
Arcipelago International Film Festival (2012, Roma, Italia)
Piemonte Movie (2012, Torino, Italia)
3rd Corto Helvetico al Femminile (2012, Ascona, Svizzera)
41st Sehnsüchte International Film Festival (2012, Potsdam, Germania)
5th FIFE (2012, Casablanca, Marocco)
6th River Film Festival (2012, Padova, Italia)
4th Duka Fest (2011, Banja Luka, Bosnia)
Note di Regia
"Scavare non è poi così difficile, basta evitare le radici".
Fortino Lato Est nasce da un'immagine: un campo enorme e una figura nel mezzo, di notte, intenta a scavare una buca. Si toglie il cappuccio. È una donna. È "Lei" perché potrebbe essere chiunque, non sappiamo il suo nome e neanche la sua storia, ma conosciamo il suo lavoro, che è quello di seppellire cadaveri di personaggi scomodi. Il luogo è anch'esso indefinito, perché parlare di mafia, se di mafia si parla, non significa parlare semplicemente del Meridione.
Torino, col suo profilo di montagne bianche, ci ricorda Lei, fredda e fragile, dinamica e sola. Di Lei vogliamo impressionare istantanee del suo quotidiano, anonimo e ripetitivo, diviso fra la cucina, la chiesa e il fortino; almeno fino a che Lei non prende finalmente coscienza di sé. È una donna che vive con la morte degli altri e che per questo non la teme, ma anzi, finisce per cullarcisi dentro, come se le buche che scava nella terra fossero la pancia in cui decide di andare a riposare. Intorno a Lei orbitano due importanti figure, il Prete e il Boss, che pure vivono grazie alla Morte. Nel primo caso perché senza morte non ci sarebbe resurrezione e senza resurrezione non c'è Chiesa, nel secondo perché senza morte non ci sarebbe legittimazione del potere e senza legittimazione non ci sarebbe rispetto. Che poi, forse, sono la stessa cosa. Si tratta di due figure parallele, il confidente e amico da un lato e il datore di lavoro dall'altro. Ma nel corso delle vicende le figure si intersecano ed è difficile intuire la vera linea di separazione tra i due. Linea che neanche Lei riuscirà a capire fino alla fine.
Non saprei se Fortino Lato Est si possa definire un cortometraggio sulla morte, la morte è piuttosto un veicolo, e la vicenda è solo una parabola. Quello che decidiamo di raccontare è una scelta. E lo facciamo con la vita di una donna che ha creduto di poter vincere e non l'ha fatto, ma non per questo lascia che siano altri a scegliere per lei.
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